Venerabile Andrea da Burgio

Ultima modifica 8 gennaio 2024

Vita di Andrea Da Burgio

Frate Andrea, al secolo Nicolò Sciortino, nacque a Burgio il 10 Settembre 1705.
Il piccolo paese dell'agrigentino era il luogo in cui abitavano i suoi genitori : Domenico Sciortino e Ninfa Colletti.
Essi, oltre a Nicolò, ebbero altri cinque figli che, però, furono segnati da destini particolarmente drammatici: il primo fu Paolo del 1692; seguì nel 1695 Girolamo che morì a tre anni; stessa sorte toccò a Doralice Elisabetta che visse un anno soltanto.
La quarta fu Girolama nel 1700;quinto Nicolò e, per ultima, Eufrasina che nacque nel 1711 e morì un anno dopo il fratello Nicolò. Di questi essa stessa testimoniò la santità.
Il suoi genitori erano molto religiosi ed il padre ricevette gli ordini minori.
Il 30 Agosto 1734 Nicolò ricevette la s. Cresima nel paese di Villafranca Sicula e di lì a poco si iscrisse alla Confraternita del SS. Sacramento.
Alla morte dei genitori e di tutti i fratelli, Nicolò si trasferì in casa di Eufrasina, unica sorella sopravvissuta ed andata in nozze a Villafranca Sicula. Nella sua casa, insieme ad una piccola nipotina, rimase fino a che i dissidi con il cognato non lo costrinsero a fare rientro nel suo paese natale.
Per lui era già stato imbastito un matrimonio con la figlia di Marco Antonio Truncali, ma Nicolò si mostrò sempre contrario avendo in cuore, sin da giovane, di farsi frate. E l'occasione per sciogliere ogni legame fu data da una discordia per motivi di dote tra i Truncali e gli Sciortino.
Nicolò bussò alle porte del convento dei Cappuccini per molte volte, ma ricevette spesso dei rifiuti sino a che non si rivolse personalmente al padre provinciale dei Cappuccini, frate Innocenzo da Chiusa. Lo seguì per strada sino al convento di Bivona, piangendo e supplicandolo di dare ascolto alla sua vocazione. Il p.provinciale rimase sbigottito da tanta perseveranza e, arrivato in convento, firmò subito la lettera che autorizzava il giovane di Burgio a recarsi al noviziato.
La vita nel convento di Monte S.Giuliano, ad Erice, iniziò il 1 Aprile 1735 con il nome di Andrea da Burgio.


La vocazione

Dinanzi all'Ecce Homo che aveva in casa Nicolò trascorse moltissime ore della propria vita.
La sua caparbietà nell'intraprendere la via del convento fu decisa, quasi ostinata; capace di insistere nonostante i tentativi di proposizione di una vita diversa da parte dei familiari e dei concittadini : Nicolò aveva da sempre deciso che il proprio destino era segnato dall'amore per Dio.
La caratteristica costante della vita del frate fu l'umiltà : dal dormire su di una cassa di legno durante la permanenza in casa dei cugini dopo la morte dei genitori, alla povertà degli abiti per l'intera vita, al digiuno costante, alle continue mortificazioni della carne e dello spirito. Era come se ogni cosa della vita quotidiana fosse, per l'umile frate, una ricchezza che non era dato avere, come se da lui il Signore potesse ricevere soltanto mortificazioni in veste di dono : troppa era stata la sofferenza del Cristo sulla croce in confronto all'abbondanza di bene che Andrea sentiva di ricevere dalla vita.
La sua vocazione cristiana fu, così, sempre segnata dalla povertà e dall'umiliazione tanto che sin dalla fanciullezza era considerato un «servo di Dio», il «cristiano buono e perfetto», il figlio della predilezione amorosa di Dio.
Una sera di Marzo, forse del 1730, i cugini Sciortino interrogarono Nicolò sul pianto ininterrotto che aveva segnato la sua mattinata in campagna.
Per nulla sorpreso, il giovane rivelò il momento esatto della chiamata da parte del Signore :
«E come posso io lagnarmi di voi che mi avete tanto amato e beneficato ? Né di altre persone ho io a querelarmi; perché nessuno mi ha mai fatto del male. Solo, cugini miei, ve lo confido di cuore, io piangevo di tenerezza, perché un lampo di luce divina mi fece conoscere che nel mondo tutto è inganno e menzogna, che si trova più sicurezza a vivere nei conventi. Ho inteso nel mio cuore che Iddio mi chiama ad entrare in religione e precisamente in quella dei Cappuccini».


Viaggio in Portogallo

La vocazione di Frate Andrea era risolutamente orientata al servizio da missionario in terra di missione. E l'Africa, per l'intenzione del Venerabile, era il posto giusto. In particolare Frate Andrea voleva recarsi in Angola, e precisamente a Luanda, dove i fratelli Cappuccini avevano avviato una missione. Nel 1745 decise di unirsi ai cappuccini P.Gioacchino e P.Onofrio da Trapani.
Il Padre Generale esaudì la sua richiesta nonostante i tentativi della nobiltà trapanese di impedire la partenza del frate, talmente era ormai l'affetto che tutti nutrivano per il venerabile. Così gli scrisse per comunicare la decisione :
«Fra Sigismondo da Ferrara dell'Ordine de' Frati Minori Cappuccini di S.Francesco nella Romana Curia Procuratore e Commissario Generale
Al diletto Fratello nel Signore Fr.Andrea da Burgio, Cappuccini della Provincia nostra di Palermo; salute nel Signore.
Essendo voi stato designato dalla Sacra Congregazione di propaganda, per compagno dei nostri Padri Missionari del Congo, Angola e luoghi adiacenti, perché gli serviate nelle loro religiose necessità ed occorrenze con tutta la carità, secondo l'uso e forma solita osservatasi nella nostra Religione, come nel Decreto di essa Sacra Congregazione si contiene. Perciò in virtù della presente e con merito di santa obbedienza, v'incamminerete con i Padri Gioacchino Maria ed Onofrio Maria da Trapani, destinati colà Missionari, o secondo la migliore più propria opportunità; dove giunto attenderete all'esecuzione ed esatto adempimento del ministero ingiuntovi sotto la Prefettura, direzione e totale obbedienza del nostro Padre Francesco da Gazoldo o d'altro che pro tempore sarà Prefetto o Vice Prefetto di quelle Missioni, a cui dovrete onninamente obbedire, come a vostro vero e legittimo Superiore.
Andate dunque felice con la benedizione del Signore, che pregherete per me.
Dal nostro convento dell'Immacolata Concezione di Roma, li tredici luglio mille settecento quarantacinque.
Fr. Sigismondo, come sopra»

Il viaggio ebbe iniziò con una fuga per eludere le guardie strategicamente poste sulle vie di terra. Da Trapani i tre Cappuccini andarono a Sciacca e, da qui, a Malta su una barca di pescatori.
Ma, nonostante le nascoste spoglie, «la fama di santità lo precedeva ovunque» ed a Malta lo aspettava già una folla di gente.
La tratta proseguì per Augusta (Siracusa) e, finalmente, per Livorno dove lo attendeva la consueta folla. Durante il breve soggiorno di ogni tappa, Frate Andrea, attraverso il suo intervento diretto e la sua preghiera, seminava guarigioni e guarigioni.
E questo aumentava la sua fama di santità.
La tappa seguente fu Cadice, in Spagna, dove arrivarono miracolosamente salvi dopo una turbinosa tempesta che li fece così tanto patire che, per arrivare in Portogallo, decisero di muoversi a piedi. Anche a Cadice il Venerabile operò una guarigione, quella del Vicerè in carica che fu sanata da una paralisi.
L'arrivo a Lisbona fu segnato dall'amicizia offerta dalla Regina e sua figlia, la Principessa del Brasile. Il re era Giovanni V, Rex fidelissimus, come fu appellato dal Papa Benedetto XIV.
In Portogallo frate Andrea ed i due confratelli appresero bene la lingua che serviva loro per recarsi in Africa, nelle missioni cappuccine che erano sotto la corona portoghese.
Il viaggio, come consuetudine, seguì la rotta che portava dal Portogallo al Brasile e, dopo, in Angola : trentacinque giorni di stenti ed attacchi di pirati olandesi ed inglesi.
Il Venerabile, alla fatica del viaggio, aggiunse l'astinenza dal mangiare e, nonostante ogni sorta di difficoltà, riuscirono ad approdare a Luanda il 15 Dicembre 1746.


Viaggio in Africa

I primi missionari cappuccini arrivarono in Angola e Congo nel 1620,su indicazione del Papa Paolo V (Roma 1605 1621). Dodici furono i frati scelti dal Papa e ad essi toccò il difficilissimo compito di mettere su una missione in una terra ostile, sia per le situazioni ambientali e fisiche, sia per la condizione primitiva degli indigeni. Quando frate Andrea arrivò, nel
1746, trovò una missione in decadenza e, per questo, il suo lungo soggiorno di ben 14 anni, fu considerato da tutti con una provvidenza divina.
Dopo due anni di lavoro durissimo, reso ancora più grave per l’ostinazione del frate di mantenere inalterate le pratiche di mortificazione, Andrea si ammalò gravemente rischiando la morte. Ma la sua ora non era giunta e, nonostante tutto, dopo la convalescenza riprese le abitudini al digiuno ed alle flagellazioni corporali che aveva temporaneamente sospeso.
Pregava ininterrottamente per la conversione di quei popoli e, sovente, fu sostenuto dall’apparizione della Madonna.
La sua opera nelle missioni fu davvero miracolosa : con la sola forza della parola riuscì ad ottenere talmente tante elemosine da riuscire a rimettere in piedi chiese ed immagini sacre; attorno alla sua fama di santo riprese vigore la congregazione del Terzo Ordine di S.Francesco di Assisi, ricco adesso di duecento frati. La sua fraternità era per tutti : per i malati, per i poveri, per i carcerati, per i bisognosi. La sua fama di santità era testimoniata da azioni riferite dai frati suoi contemporanei e successori.
Le deposizioni fatte dai testimoni ai Processi per la beatificazione, parlano anche di miracoli come consuetudine.
La sua permanenza in Congo si protrasse per quattordici anni.
Il 31 Ottobre 1761 per frate Andrea arrivò l’ordine di rientrare in Provincia, in Sicilia, ma la sua presenza era stata fortemente richiesta dalla Corte portoghese presso la quale fu “costretto” a permanere per diciotto mesi, poiché il re ne proibiva la partenza.
Fu costretto alla "fuga clandestina", coperto dalla lettera del P.Generale («...fate come v'ispira il Signore») e sostenuto dalla compagnia di P.Rosario da Parco con il quale si era mosso già dall'Africa. Fecero tappa a Genova e, da qui, rientrarono per mare a Palermo dove fu preparata per lui una festa di accoglienza.
Il Re portoghese reclamò il ritorno di Andrea ed i Padri Cappuccnini avrebbero pure obbedito ma, per accordo,m il Re ottenne come promessa una reliquia del Venerabile una volta che questi fosse morto. Così avvenne e gli fu mandato il cappuccio del frate quando questi morì.


Andrea da Burgio a Palermo

A Palermo Frate Andrea visse sino alla sua morte, per nove anni.
Passava il tempo in perenne preghiera ed adorazione, rimanendo immobile, in ginocchio, per ore ed ore. La sua estatica contemplazione e le mortificazioni corporali che continuava ad infliggersi, gli comportavano sovente febbri inspiegabili, definite "innaturali" dagli stessi medici.
I voti di povertà, castità ed obbedienza furono solennemente rispettati per tutta la vita consacrata : indossava un saio e dormiva su tavole di legno senza cuscino.
La sua castità fu definita "purezza angelica"; la sua obbedienza durò, silenziosa, fino alla morte. La sua preghiera era pura contemplazione di giorno e di notte; per quegli ultimi nove anni visse in meditazione dinanzi al Tabernacolo. per giorni e giorni si cibò soltanto dell'Eucaristia.
Nel 1770, all'età di 65 anni, sembrò giunto il momento della sua morte : una terribile malattia lo prese e lo portò in fin di vita ma la volontà di Dio non era questa e così, nel giro di pochissimi giorni, frate Andrea guarì totalmente. Anche questo sembrò un miracolo date le condizioni gravissime in cui si era ridotto. Lo stesso Venerabile, d'altronde, sentì arrivare per lui la morte. Quando ciò avvenne, Giovedì 16 Giugno 1772, erano trascorsi cinque giorni dall'aggravarsi delle sue condizioni dopo l'ennesima, cocente febbre; questa volta, però, Andrea stesso disse a più persone che stava per morire e, chiesta l'Estrema Unzione con l'Olio santo, aspettò che i frati terminassero la recita del Sancta Maria, ed in pace spirò.
Erano le ore 10,15 del mattino.
La notizia della sua dipartita si diffuse a Palermo con velocità inaudita e tantissimi accorsero al suo capezzale per vederlo, anche se morto, l'ultima volta. I confratelli, per questo, decisero di limitare ai soli religiosi la presenza ai funerali.
Così recitava il necrologio :
"La sua morte fu onorata con comune concorso col pianto universale d'ogni ceto di persone, e specialmente della nobiltà di Palermo, e tra le dame si stimava la più felice chi tra la calca poteva giungere a baciargli i piedi.
Capelli, barba ed otto abiti circa, fatti in minutissimi pezzi, non furono bastanti a soddisfare la devozione dei postulanti".


A Trecento anni dalla Nascita (Di Giovanni Spagnolo OFMCap.)

Andrea da Burgio, un cappuccino siciliano nella missio antiqua del Congo

Tra le figure di spicco nella santità cappuccina del Settecento siciliano possiamo annoverare la figura quasi leggendaria del venerabile Andrea da Burgio, asceta, missionario e taumaturgo la cui memoria è stata oggetto di commemorazioni, iniziative e rivisitazioni in occasione dei 130 anni della dichiarazione di venerabilità (1873) per arrivare al terzo centenario della nascita (1705-2005), ravvivando un dialogo mai interrotto, fatto di amore e devozione che ha trovato un moderno luogo d’incontro in un apposito sito internet.
A Burgio, caratteristico paesino arroccato su una collina in provincia di Agrigento, dove Nicolò Sciortino, il futuro fra Andrea, nacque ai primi di settembre del 1705, è stato restaurato in modo lodevole l’antico convento dei cappuccini, con tutto il suo arredo, espressione di un particolare tipo di arte povera.
La giovinezza di Nicolò trascorse tra i campi e la cura del gregge, nella masseria di famiglia, se si escludono i rientri in paese per santificare i giorni festivi, fino a quando, rimasto orfano di entrambi i genitori poco più che ventenne, non dovette assumersi il ruolo di tutore dei fratelli e delle sorelle, tra ingratitudini e guai.
Arrivato alla soglia dei trent’anni, visto che Nicolò non parlava di matrimonio, occupato com’era nel lavoro e nella pratica della vita cristiana, anzi non nascondeva la volontà di entrare in convento, i parenti, come usava allora, gli combinarono quello che sembrava un buon partito con una ragazza della Burgio bene, appartenente alla famiglia dei Truncali.
L’affare naufragò provvidenzialmente per un contenzioso che riguardava la dote matrimoniale, su cui non si era trovato l’accordo, e Nicolò Sciortino riprese la spola tra la sua casa e il convento dei cappuccini per chiedere di essere ammesso alla vita religiosa.
I ripetuti rifiuti che Nicolò ricevette prima di essere ammesso, se da un lato dimostravano l’espansione numerica dell’Ordine, che in quegli anni oscillava intorno alle trentamila unità – di cui quasi novecento nella provincia cappuccina di Palermo - dall’altro rivelavano un progetto di vita per il quale si richiedevano garanzie di assoluta serietà e impegno.
Lo Sciortino, venuto a conoscenza della presenza del padre provinciale fra Innocenzo da Chiusa, in visita ai frati del convento di Burgio, tornò alla carica per l’ennesima volta, ricevendo ancora promesse vaghe.
Ma Nicolò fece ricorso ad un ingegnoso espediente, dettato dalla sua insistenza evangelica: attese che il provinciale lasciasse il convento di Burgio e si mise a seguirlo, piangendo ed implorando di essere ammesso tra i cappuccini, fino alla porta del convento di Bivona, che è una bella camminata!
Era il 1 aprile del 1735 quando finalmente fra Innocenzo firmò la sospirata e attesa “obbedienza” con la quale autorizzava il guardiano del convento di noviziato di Erice a ricevervi “Nicolò Sciortino del Burgio per Laico col nome di Andrea”.
Infatti, quando il 23 aprile 1735 ricevette l’abito dei novizi, il maestro fra Ambrogio da Monreale rivolgendosi allo Sciortino, ormai trentenne, gli disse: “con voi sono tre i fra Andrea da Burgio. I primi due, che vi precedettero, furono ottimi religiosi, voi però in santità dovete sorpassare tutti e due”. Era, quello del maestro, un augurio che il terzo Andrea da Burgio trasformò in proposito costante percorrendo sino alla fine l’austero sentiero della vita cappuccina.
Per quasi un decennio il novello cappuccino peregrinò in alcuni conventi della provincia, a Partanna, Burgio, Pantelleria e Trapani, facendosi notare ovunque per fede, bontà e mansuetudine.
Nel 1745 fra Andrea chiese di potersi recare con i padri Gioacchino ed Onofrio da Trapani a dare il suo contributo in Congo, in quella missio antiqua in cui l’Ordine cappuccino era impegnato fin dal 1645 per mandato del papa Paolo V che veniva incontro ad una richiesta, avanzata già nel 1621, dal re Alvaro III.
Questa missione, per le enormi difficoltà di ogni genere incontrate dai frati che vi si avvicendarono, venne designata come il cimitero dei cappuccini.
Eppure tra gli anni 1745-1751 una quarantina di cappuccini palermitani chiederanno di partire per il Congo - Angola ed altre missioni.
Testimonianza preziosa di questa missione rimane la Relatione del viaggio e missione di Congo, stilata da Luca da Caltanissetta tra il 1690 e il 1701, documento di eccezionale interesse etnografico oltre che spirituale.
Purtroppo nessuno si è premurato di raccogliere, dai quasi diciotto anni di presenza in missione, episodi relativi al vissuto di fra Andrea in terra africana, anche perché l’interessato si è guardato bene dal far trapelare qualcosa, per non aumentare, a scapito dell’umiltà, l’aureola di santità e martirio che aleggiava sui frati reduci dalla missio antiqua.
Sappiamo con certezza però che a Luanda, fra Andrea incarnava il modello di missionario voluto da san Francesco, cioè quello del fratello tra i fratelli, facendosi tutto a tutti e continuando il suo stile di vita austero, noncurante delle fatiche e del clima.
Ci volle l’autorità del prefetto apostolico per fargli mutare il saio di ruvido albagio con un abito più leggero e convincerlo ad accantonare il mantello e ridurre i digiuni prescritti dalla Regola francescana e dalle Costituzioni dell’Ordine.
Al momento opportuno l’intervento caritatevole e paziente di fra Andrea era il supporto che dava credibilità ed autorevolezza all’opera di evangelizzazione che i confratelli sacerdoti portavano avanti tra mille difficoltà, lottando con credenze, abitudini e stregonerie, difficili da sradicare.
Nel 1763 fra Andrea venne richiamato in provincia ma prima, precisava l’obbedienza generalizia, il cappuccino doveva fermarsi alla corte di Lisbona su richiesta del re del Portogallo, Giuseppe Emanuele I, figlio di Giovanni V, che aveva paradossalmente firmato un decreto di espulsione dal regno di tutti i religiosi.
Rientrato a Palermo, ai confratelli che gli chiedevano cosa facesse alla corte di Lisbona, fra Andrea rispondeva tra il serio e il faceto: “facevo da pulcinella”. E il discorso, naturalmente, finiva lì.
Gli ultimi anni di vita di fra Andrea trascorsero nella più genuina tradizione cappuccina, fatta di contemplazione, penitenza e generosità verso i poveri, accreditando e accrescendo quella fama di santità che il cappuccino di Burgio aveva già prima di partire per l’Africa.
Sorella morte visitò fra Andrea da Burgio il 16 giugno 1772, in quella stessa cella del convento-infermeria dove aveva finito la sua giornata terrena, un secolo prima, fra Bernardo da Corleone, oggi santo.
Molto presto dal sepolcro del missionario cappuccino cominciarono a fiorire grazie e miracoli, rinsaldando quel vincolo di affettuosa vicinanza mai interrotto, soprattutto con i suoi concittadini di Burgio, che oggi ne reclamano a gran voce la beatificazione.
Intoppi processuali infatti hanno fermato l’iter riguardante la causa di beatificazione e canonizzazione di Andrea da Burgio al 9 febbraio 1873 quando papa Pio IX proclamava che l’umile cappuccino siciliano, avendo esercitato in grado eroico le virtù teologali e cardinali, poteva essere chiamato Venerabile.
E con questo titolo, dall’antico soprannome del casato, fra Andrea da Burgio viene affettuosamente chiamato dai suoi concittadini: il venerabile Lemmi.
Ricordare Andrea da Burgio, missionario cappuccino, nel terzo centenario della nascita, vuole essere per tutti un monito a perseguire quella chiamata universale alla santità, proposta dal Concilio Vaticano II e rilanciata nel nuovo Millennio dal servo di Dio papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, come “misura alta della vita cristiana ordinaria”.

Giovanni Spagnolo OFMCap.


Processo di beatificazione del Venerabile Andrea

Non basta morire in odore di santità per essere ufficialmente Santo.
Così dopo la morte di frate Andrea, nel 1772, i Cappuccini iniziarono a raccogliere notizie e testimonianze utili per avviare l'iter di riconoscimento da parte della Chiesa ed aprire un Processo di Canonizzazione e Beatificazione.
Le tappe successive, però, non furono così repentine :

  • Palermo 1828, Agrigento 1829: si apre il primo Processo Ordinario, 56 anni dopo la morte del Venerabile
  • 1830 : entrambi i processi si concludono.
  • Palermo 1833 : processo Addizionale durato pochi mesi
  • Palermo 1838-1857 : Processo Apostolico che ebbe compimento nel 1873.
  • 9 Febbraio 1873 : Papa Pio IX firmava e promulgava il decreto della Sacra Congregazione dei Riti e proclamava le virtù in grado eroico di Andrea da Burgio : degno di venerazione per le virtù teologali (fede, speranza e carità) e per le virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) esercitate in vita in modo eroico.

Da allora sono trascorsi più di cento anni ma il processo è bloccato. Cosa manca ? Manca il miracolo, cioè una guarigione o un fatto straordinario (fuori dalla possibilità dell'uomo) accaduto grazie all'intercessione del Venerabile Andrea dopo la sua morte. Ciò significa che le testimonianze di miracoli avvenuti mentre Andrea era in vita sono agli atti del processo, ma il miracolo deve essere avvenuto dopo la morte del Venerabile e per sua intercessione.
Abbiamo incontrato frà Massimiliano Novembre, il giovane Vicepostulatore che da qualche anno si occupa della causa di beatificazione di Andrea da Burgio.
"Se non c'è il miracolo non c'è santità, ma il miracolo può avvenire soltanto se i fedeli si affidano a lui e perché ciò avvenga è necessario far conoscere a tutti la vita e le opere del Venerabile Andrea". Frate Massimiliano è stato molto chiaro ed è per questo che sia lui che i burgitani si stanno adoperando per diffondere sempre di più la conoscenza di un uomo al quale già moltissime persone sono devote.


Bibliografia:


  1. Romano Baldassare, “Vita del Venerabile Andrea da Burgio. Laico professo cappuccino”, Palermo, 1842, Stamperia di Francesco Lao

    2. ACTA SANCTAE SEDIS, Vol. VII, pag. 205, Romae, Typis Societatis Typ. Ed. Romanae – 1865

    3. Antonino da Castellammare O.F.M.CAP., “Vita del Venerabile Andrea da Burgio, laico professo cappuccino della Provincia di Palermo”, Roma, 1921

    4. Antonino da Castellammare O.F.M.CAP "Venerabile Fr.Andrea da Burgio, Cappuccino. Fatti miracolosi attribuiti all'intercessione di Lui", in "Fiamma Serafica", Gennaio 1933

    5. Scoppa Clara, “Brevi cenni di vita del Venerabile Andrea da Burgio”, Vice Postulazione V.A. Convento dei Minori Cappuccini, Palermo, 1935

    6. De Guimares Francisco O.F.M.CAP., « Alvorocona Lisboa setecentisca a’ vulta do Barbadinho Frai Andrè de Burgio”, Lisboa, 1958

    7. Nadro A., Silvini P:, O.F.M.CAP. “Acta et Decreta causarum beatificationis et canonizationis O.F.M.CAP ex regestis manuscriptis SS. Rituum Congregationis ab anno 1592 ad annum 1964”, Milano, Centro Studi Cappuccini Lombardi, 1964

    8. Spagnolo Giovanni,Andrea da Burgio : un cammino d'amore, Palermo 1976, pp. 77.ill. [collana I frati del popolo, n. 2 ]

    9.Antonino da Castellammare O.F.M.CAP, “Il Venerabile Andrea da Burgio O.F.M.CAP., Seconda edizione, Agrigento, Arti Grafiche Sarcuto, 1993

    10. Antonino da Castellammare O.F.M.CAP, “Il Venerabile Andrea da Burgio O.F.M.CAP., Terza edizione con rifacimento letterario di p. Gaetano Savoca S.J., Messina, Litografia Antonino Trischitta, 1997

    11. Di Leonardi Vito, “Da Burgio un fiore cappuccino : Il Venerabile fra Andrea”, Ed Oratoriane, Burgio, 1997

    12.Melchiorre da Pabladura O.F.M.CAP., “Venerabile Andrea da Burgio” in Enciclopedia Cattolica, Vol. 1 C. 1192

    13. "La Voce del Venerabile Andrea da Burgio " Periodico a cura della Parrocchia e della Vice Postulazione Burgio 9 febbraio 2003 Edizione Speciale

Bibliografia sul Web:

  1. http://www.fraticappuccini.it/personaggi/venerabili/andrea_burgio.shtml : sito web dello Ordine dei Frati Cappuccini. Riporta informazioni sulla vita del Venerabile

    2. http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=91428: sito web con l'elenco aggiornato dei Santi, Beati e testimoni della fede. Per ogni santo: biografia, immagini, cronologia, patronato, etimo, calendario e celebrazione liturgica

    3. http://www.ofmcap.org/it/cause.htm :sito web con lo stato attuale dell'iter di canonizzazione e beatificazione del Venerabile Andrea da Burgio.

 

Clicca qui per consultare il file: "La voce del Venerabile Andrea da Burgio". 


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